lunedì 7 luglio 2014

FOOD PHOTOGRAPHY - Consigli pratici

Le immagini comunicano: e questo è quasi scontato. Quello su cui difficilmente ci si sofferma è quanto l'immagine contribuisca alla creazione della nostra "credibilità" di food blogger. Gli odori, i sapori, lo sfrigolio della frittura sono sensazioni che non possono essere trasmesse attraverso la rete: l'unica forma di dialogo che possiamo instaurare con il lettore è, appunto, la comunicazione tramite immagini. Ad esse spetta l'ingrato compito di solleticare il palato di chi spulcia tra i nostri post, sostituendo l'odore della preparazione e il sapore di spezie. Una buona ricetta senza un'adeguata fotografia resta una ricetta difficilmente letta sino alla fine; una ricetta "così così" - adeguatamente rappresentata - fa venire l'acquolina in bocca. Inoltre, più le nostre fotografie colpiranno il lettore, più questo avrà l'impressione di trovarsi dinanzi un blog professionale; un blog che investe energie nella creazione della propria immagine e nella comunicazione. Ecco appunto spiegato come una buona fotografia influenza la nostra "credibilità".

Ma le "buone fotografie" sono appannaggio solo dei professionisti? Assolutamente no! Ho deciso di annotare qui qualche consiglio, in modo che anche i neofiti, i non-professionisti e gli appassionati possano trovare spunti creativi.

Ingredienti:
  • una macchinetta fotografica;
  • una fonte luminosa;
  • il piatto da fotografare;
  • un buon programma di editing (facoltativo, solo per utenti pro).
La macchinetta fotografica. A prescindere dalla tipologia (compatta, reflex, bridge), quelli che ritengo essere requisiti essenziali per una buona riuscita sono essenzialmente due: la possibilità di impostare manualmente la messa a fuoco e la presenza della modalità di scatto in "priorità di diaframma".
Questi sono i parametri fondamentali in grado di definire l'aspetto "grafico" di un'immagine: influenzano, entrambi in modo diverso, la profondità di campo. Con "profondità di campo" intendiamo la zona in cui gli oggetti appaiono perfettamente delineati e distinguibili all'interno della nostra fotografia. La profondità di campo è importante perché è grazie ad essa che siamo in grado di ottenere effetti creativi; una foto in cui tutti gli elementi sono nitidi (e non è un'immagine paesaggistica) risulta essere noiosa.

Profondità di campo limitata: come si può notare,
il fuoco interessa soltanto il bicchiere (la caraffa
è sfuocata)
Estesa profondità di campo: come si può notare,
il fuoco si estende dal bicchiere alla caraffa






















Facciamo un po' d'ordine. 

Cosa intendiamo per "messa a fuoco"? La messa a fuoco è la porzione di immagine che il nostro occhio percepisce come "nitida". Essa si articola su piani diversi (è possibile trovare foto con il soggetto in primo piano ben definito e lo sfondo sfuocato o viceversa) ed è ovviamente determinata dal punto che noi selezioniamo. 

Anche l'apertura del diaframma determina la messa a fuoco. Innanzitutto, cos'è un diaframma? Il diaframma è un'apertura variabile posta all'interno dell'obiettivo. Il diaframma ha facoltà di "aprirsi" e di "chiudersi" per consentire un passaggio della luce maggiore o minore; la corretta esposizione di un'immagine (per i neofiti, "la luminosità") è determinata dal rapporto che intercorre tra diaframma e otturatore (una membrana posta dinanzi il sensore/pellicola): parametro che è di solito calcolato dalla macchina.
Un diaframma e le sue diverse aperture (da Wikipedia)


Schema dell'apertura di un diaframma: dalla più estesa (sinistra,
indicata da numeri piccoli) alla più chiusa (destra, indicata con numeri grandi).
Immagine da Wikipedia
Ma veniamo a noi. In che modo il diaframma è in grado di influenzare la profondità di campo? La regola generale è la seguente: più è aperto il diaframma che impostiamo, minore è la porzione di campo messa a fuoco.

La modalità di scatto in "priorità di diaframma" consente quindi all'utente di scegliere, opportunamente guidato dalla capacità della macchina di impostare in automatico l'esposizione, l'apertura del diaframma stesso. Non ci sarà ulteriore bisogno di intervento da parte nostra (l'altro parametro necessario alla corretta esposizione dell'immagine, la velocità dell'otturatore, sarà "scelta" dalla fotocamera); l'apertura del diaframma è, come vedremo a breve, "l'ingrediente base" per l'ottenimento di foto dall'aspetto gradevole.

Normalmente tutte le reflex e le bridge hanno questa modalità di scatto. Le modalità di scatto (inclusa questa) si trovano riunite in una ghiera in alto (per intenderci, quella in cui spesso figurano fiori, monti ed omini che corrono). La sigla o il simbolo con cui viene sintetizzata è diversa per ciascuna marca di fotocamera. Vi invito, perciò, a fare riferimento al vostro manuale di istruzioni. E' una funzione di cui dispongono, più raramente, anche le macchine compatte (spesso trincerata dietro strani simboli). 

La ghiera della macchina di mia sorella, una Nikon D3000.
Le Nikon indicano la modalità di scatto "priorità di diaframma" con
la lettera "A"; le Canon, con la sigla "Av".
Non credo sia il caso di addentrarci nel discorso "obiettivi". E' ovvio che un obiettivo macro premi di più, ma resto convinta che si possano scattare ottime foto semplicemente tenendo presenti i parametri su menzionati. 

Un esercizio divertente e molto utile può essere quello di cercare in rete delle fotografie, e di allenarsi ad individuare la porzione di immagine che si trova a fuoco. 

In ultimo... So bene di aver costruito un discorso molto tecnico e all'apparenza complicato. Il mio intento è quello di suscitare in voi curiosità. Non ho la presunzione di riuscire a sintetizzare in un articolo concetti così importanti; il tentativo è, appunto, darvi degli spunti creativi e rasserenarvi sulla possibilità di ottenere ottime foto anche con mezzi e conoscenze limitate. Basta difatti un po' di dimestichezza con i concetti su espressi (andare avanti nella lettura dell'articolo spero possa far luce su molti aspetti) per ottenere immagini dall'aspetto professionale. Internet è inoltre fonte illimitata di conoscenza; io stesso ho imparato molto dalla rete. Potete approfondire questi argomenti su siti specifici. 

Torniamo al nostro discorso.

La fonte luminosa. La fotografia è, letteralmente, la "scrittura della luce". Quindi, prima di tutto, occorre che il nostro piatto sia molto illuminato. Maggiore è la quantità di luce disponibile, maggiore è la nitidezza dell'immagine definitiva. Più o meno il parallelismo è questo. 
La luce da utilizzare può  essere naturale (basta posizionarsi accanto una finestra) o artificiale (un abat-jour può andare più che bene). Inoltre, per creare effetti  interessanti, potremo utilizzare un foglio di carta d'alluminio o del polistirolo: spiegheremo questo passaggio più avanti.

Procedimento:

1. Scelgo uno sfondo piuttosto uniforme o sfizioso (io uso spesso una tovaglia, ma può andar bene anche il legno o il marmo della vostra cucina), e mi assicuro di essere piuttosto vicina ad una finestra. 

2. Posiziono il mio piatto sul ripiano scelto ed "analizzo" quello che ho davanti agli occhi. Per rendere la scena più interessante, posso ruotare il piatto ed il mio punto di vista (la posizione dalla quale scatterò la fotografia) affinché la luce colpisca il mio capolavoro lateralmente. L'illuminazione laterale - che posso ottenere anche utilizzato una lampadina piuttosto potente - mette in evidenza i volumi; la luce frontale li "appiattisce". 

2.1. Se ci fosse troppa differenza di illuminazione tra i due "lati" (la parte del soggetto più vicina alla fonte luminosa appare troppo chiara, mentre la parte più lontana sembra essere troppo buia), posso utilizzare il polistirolo o i fogli d'alluminio. Essi sono perfetti ausili per riflettere la luce; quindi, non faccio altro che tentare di trovare la giusta angolazione e vicinanza al soggetto, in modo che questi "carpiscano la luce" e la "indirizzino" verso la parte in ombra. Normalmente, il luogo ideale dietro cui inserisco il mio pannello riflettente è dietro il mio soggetto, con un verso rivolto alla fonte di illuminazione. Posso appoggiarli a pentole, libri, asticelle affinché mantengano la posizione.


Schema di luce che meglio evidenzia la posizione della foglio d'alluminio
o polistirolo

3. Impugno la macchina fotografica e studio l'inquadratura che possa al meglio rappresentare il mio soggetto.

Attenzione, passaggi difficili:

4. Imposto manualmente la messa a fuoco (rimando, in questo caso, al vostro libretto di istruzioni). Il punto in cui il fuoco dovrebbe "cadere" è un particolare che ben rappresenta il vostro piatto; tenete presente che c'è una regola generale, che impone di scegliere il piano di fuoco quanto più vicino possibile all'occhio della macchina. Lo sfondo a fuoco con il soggetto fuori fuoco sarebbe, difatti, sbagliato.

5. Imposto la modalità di scatto in "priorità di diaframma" regolando l'apposita ghiera. Dopodiché, seleziono - utilizzando i tasti indicati nel libretto di istruzioni di ciascuna macchina - dei numeri molto bassi: 2, 2.8, 3.5 massimo 4. Questo ridurrà la mia profondità di campo.

6. Scatto l'immagine. Il mio consiglio è sempre quello di ripetere l'operazione più e più volte, magari cambiando l'angolazione e i parametri impostati. Uno dei vantaggi del digitale è avere la possibilità di vedere nell'immediato il risultato del lavoro fatto, e decidere in base ad esso se proseguire nella serie oppure no.

Il lavoro sarebbe finito qui, ma per gli utenti che photoshoppano mi sento di aggiungere un altro paio di punti:

7. Apro l'immagine con un programma di fotoritocco. Io utilizzo Photoshop, che è uno dei più utilizzati e permette una gestione avanzata dell'immagine. Regolo quindi la saturazione, abbassandola (le immagini desaturate vanno molto di moda), mentre alzo il contrasto. Se l'immagine è troppo buia o troppo "chiara", posso giocare col comando luminosità.

8. E' utile aggiungere una scritta con indicato il mio nome e il simbolo (C) alla fotografia, per preservare il mio diritto sull'immagine. Per quanto ciò non mi protegge al 100%, è sicuramente un buon deterrente.

9. Passaggio facoltativo e valido soltanto per gli utenti Photoshop. Per ricreare un effetto grafico che va molto di moda, duplico il livello di sfondo in modalità "sovrapponi". Seleziono il livello duplicato, dopodiché clicco su Filtro > Altri > Accentua Passaggio (la mia traduzione potrebbe non essere fedelissima, utilizzo la versione inglese). Imposto quindi una soglia intorno al 3, 4, 5: molto dipende da quanto voglio che l'effetto sia evidente. Scelgo il valore corretto in base all'anteprima che vedo visualizzata, dopodiché clicco Imposta. Tornata nella schermata iniziale, unisco i livelli.

10. Salvo in formato JPEG (per le immagini da caricare sul web) o TIFF (per le immagini da stampare). E il lavoro è concluso!

Spero abbiate trovato questi appunti non troppo complicati e, soprattutto, stimolanti. 

Buona food photography! Resto a disposizione per chiarimenti. 


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