mercoledì 16 luglio 2014

VEGAN - Una dieta di benefici

Dopo essermi dedicata, qualche giorno fa, a stilare le motivazioni etiche legate a questa scelta, volevo scrivere un post sui benefici che la dieta vegana comporta. Il mio obiettivo, d'altro canto, è quello di fornire non solo ricette sfiziose, ma strumenti per trovare un modello dietetico e salutare in cui rispecchiarsi. Parlo di "necessità di rispecchiarsi" poiché - pur credendo che un modello universalmente giusto cui riferirsi esista - riconosco i molteplici valori che il cibo assume nella nostra vita: valori non solo di ordine nutritivo, ma anche e soprattutto sociale. Cambiare dieta provoca sempre grandi riflessioni e spesso crisi identitarie: in quest'ultima frase c'è anche la mia difficoltà nel voler compiere il definitivo passo verso il crudismo senza sentire la mia identità di "cuoca" - quindi, di donna - messa in discussione. Vorrei migliorare il mio modo di mangiare pur senza perdere l'occasione di accudire la mia famiglia, così come un carnivoro vorrebbe avvicinarsi all'etica vegan senza aver paura di rinunciare a qualcosa, fossero anche solo le proteine. Ecco dunque un riassunto dei vantaggi fisiologici derivanti da una dieta di natura vegana, frutto dello studio di un paio d'estati trascorse a spulciare siti antispecisti e blog igienisti (in particolare, quello di Valdo Vaccaro). 

Parliamo innanzitutto di storia. La dieta vegana non nasce - come ho letto sulla home di qualche bontempone - oggi. Non è una dieta frutto di un estremismo politico/religioso, e questo articolo non comincerà con la frase: "la tecnologia ci consente, oggi, di fare a meno della carne e dei derivati senza accusare carenze". E' un discorso che ho sentito fare anche a colleghi vegani, ed è un errore in cui i neofiti incappano spesso: l'idea negativa, di privazione, che questo modus vivendi porta con sé è legato ad una disinformazione che interessa spesso gli stessi aderenti. 

Perché non mangiare carne?
L'uomo è nato vegano ed è fatto per essere vegano. Le prove di quest'affermazione sono insite nella comparazione tra la costituzione fisica di organismi carnivori, frugivori ed erbivori. Partiamo da un semplice assunto: la carne, essendo un alimento "morto", raggiunge lo stato di putrescenza molto in fretta. Il deperimento dei tessuti provoca la produzione di sostanze tossiche, che rischiano di essere assorbite dall'"animale mangiatore" in caso di permanenza nelle viscere. La natura ha per questo trovato un escamotage, dotando gli animali strettamente carnivori di un intestino molto corto, in grado di espellere i rifiuti prima di assorbire le tossine. Cane, gatto, leone hanno tutti in comune questa caratteristica: un brevissimo tratto di intestino. Gli animali erbivori, invece, presentano un intestino molto lungo e numerosi stomachi (basti pensare alle mucche) per disgregare la "dura" costituzione dell'erba. L'uomo, con i suoi sei metri d'intestino, si collocano esattamente a metà tra le due specie: dispone di un apparato digerente "troppo lungo" per potersi cibare di carne senza accusare danni, così come dispone di un apparato digerente "troppo corto" per riuscire ad assimilare i nutrienti contenuti nell'erba e nel fogliame. Questo semplice esempio - quasi banale, nella sua elementarità - aiuta nell'individuazione della dieta di appartenenza: l'uomo sarebbe frugivoro, come molti primati che presentano la sua stessa peculiarità.

La capacità dell'uomo di "shiftare" la mandibola - spostarla lungo il suo asse, a destra e a sinistra  - indicherebbe la sua predisposizione naturale a rompere i gusci della frutta secca, e non a strappare via la carne dall'osso: la natura consente questa possibilità soltanto agli animali strettamente carnivori, dotati di una mandibola non-mobile. Movimenti violenti, connessi al digrignare i denti e allo strattonare la preda, possono essere eseguiti soltanto da mandibole non-mobili: rischierebbero, diversamente, di lesionare i legamenti.

Che dire, invece, a proposito dei nutrienti offerti dal cibo? Molto spesso facciamo fatica a discostarci dai nostri modelli alimentari perché li riteniamo sani, giusti e vicini alla nostra fisiologica necessità. Nella realtà dei fatti, bisogna purtroppo ammettere che c'è moltissima disinformazione - e questa, da ambo le parti -, spesso basata su falsi miti non sempre supportati dalla scienza. Quanti genitori insistano affinché i propri figli consumino adeguatamente proteine, durante il periodo dello sviluppo fisico? Sappiamo tutti che le proteine sono i mattoncini  necessari alla crescita, ma pochi di noi hanno la percezione dell'effettiva quantità che ci è quotidianamente necessaria. E per comprendere la portata di questo errore, ricorrerò ad un semplice esempio: il latte materno umano - "pensato" dalla natura per assistere un essere nel suo massimo momento di crescita - contiene un quantitativo proteico molto basso: lo 0,9% - contro il 20% della carne -, praticamente meno di un succo di frutta.
L'uomo è un animale dal regime basso-proteico: la correlazione tra una dieta dall'indice proteico molto elevato e l'insorgenza di tumori - una crescita smodata di un gruppo di cellule - è oggi supportata da numerose ricerche, compresa l'ormai famosissima "The China Study".  Inoltre, la quantità di grassi e la permanenza delle tossine nel tratto intestinale pare siano fattori predisponenti allo sviluppo di molte malattie in genere, non soltanto il tumore: basti pensare all'eccesso di colesterolo e alle patologie a carico del sistema cardiocircolatorio.

Ad ogni modo, se proprio l'idea di non essere fatti per mangiare carne non ci convince, possiamo riflettere su un argomento. L'argomento non è di natura etica - come ho accennato nel precedente post, di etica ci sarebbe molto di cui parlare - ma semplicemente salutista: la carne che oggi troviamo al supermercato è diversa da quella che consumavano i nostri nonni. Il cibo che gli animali sono costretti a mangiare - OGM e inadatto alla loro dieta: basti pensare che al mangime delle erbivorissime mucche vengono spesso mescolati scarti animali - non ha niente di sano. Senza contare gli ormoni che vengono loro distribuiti, gli antibiotici e gli psicofarmaci di cui vengono costretti a fare uso. 

Perché non mangiare neanche derivati, come uova e latticini?
Il motivo fondamentale per cui i bambini consumano il latte è la presenza di calcio. La pubblicità martellante e la disinformazione spacciano il latte come un alimento miracoloso per la salvaguardia dell'apparato scheletrico. Vittime predilette - e tutte "italiane" - di questo errore sono le donne in prossimità della menopausa, cui viene consigliata una costante assunzione di latticini - nella fattispecie, yogurt - per contrastare l'insorgenza dell'osteoporosi. 
In realtà il calcio presente nel latte non umano è impossibile da assimilare correttamente dai nostri corpi, per quella che possiamo definire una semplice questione di bilancio. Il latte ovino e vaccino contiene sì molto calcio, ma ha una costituzione eccessivamente acida che, per essere smaltita, richiede un grande dispiego di risorse fisiologiche. Il nostro organismo è costretto ad attingere al calcio presente nelle proprie ossa, per ristabilire il livello di acidità corretto: ciò dà luogo ad un circolo vizioso, la cui speranza finale è non chiudere il rapporto in negativo. Viste però le premesse, ci rendiamo conto di quanto questo sia difficile.

Il latte è altresì un alimento molto grasso. Il grasso che contiene è proporzionato al fabbisogno dell'animale da sfamare - il latte di mucca è adatto al vitello, il latte umano è adatto al bambino -: come ben sappiamo, un'eccessiva dose di grassi (e colesterolo) provoca malattie e disfunzione a carico del sistema cardiovascolare. E certo non possiamo pensare di necessitare della stessa quantità di energia di cui ha bisogno un vitello che alla nascita pesa già 50kg!
Molti studi evidenziano, inoltre, una forte correlazione tra consumo di latticini e diabete, nonché tra consumo di latticini e insorgenza di placche arteriosclerotiche. E' in corso di verifica l'ipotesi che lega il consumo di caseina all'autismo. Vale inoltre quanto detto per la carne: il latte contiene ormoni, antibiotici e psicofarmaci.

Sulle uova esiste di certo meno letteratura in materia, nonostante l'alto valore proteico e la grande presenza di colesterolo - 200mg per uovo su un tetto massimo giornaliero di 300mg - fanno dubitare sulla salubrità dell'alimento.

Prima di concludere questo articolo, avendo esaurito il riassunto, volevo esprimere il mio pensiero in relazione alla famigerata domanda: come integrate, voi vegani, le sostanze/alimenti mancanti?

Conosco moltissimi vegani che tengono sotto controllo i propri valori del sangue con analisi frequenti, anche troppo. Per quanto ovviamente una dieta sana e bilanciata sia obiettivo comune - di carnivori e vegani - ritengo questo "terrore di farsi mancare qualcosa" assolutamente ingiustificato: d'altro canto chi si nutre di carne non ha la stessa solerzia nel sottoporsi alle analisi. Eppure ne avrebbe bei motivi. In questa forma mentis noto lo zampino delle grandi lobby - l'industria della carne, del latte e del farmaco - che hanno lavorato per anni con l'intento di minare alla base questo modello dietetico: i vegani stessi si sentono in pericolo. Vista la documentazione del post, questa è per me una contraddizione in termini: ed ai vegani che non rinuncerebbero mai ai loro integratori di ferro, della famigerata vitamina B12 e di calcio, vorrei dire di tenere gli occhi ben aperti. In attesa di un altro post. 

Fonti:
In relazione alla carne:
http://www.scienzavegetariana.it/nutrizione/opuscolo_vantaggi_veget.html
http://www.disinformazione.it/cancro_carne.htm
http://www.disinformazione.it/carne_sostanza_incompatibile.htm

In relazione ai derivati: 
http://www.infolatte.it/salute/latte_cibo_inadatto.html
http://www.disinformazione.it/latte_e_salute.htm
http://www.disinformazione.it/calcio_ha_smesso_di_fare_bene.htm
http://www.disinformazione.it/latte.htm
http://www.emergenzautismo.org/content/view/107/48/

In relazione alle sostanze che gli animali da allevamento assumono:
http://www.saicosamangi.info/salute/farmaci-allevamenti.html
http://www.cibo360.it/alimentazione/cibi/carne/sicurezza.htm

Per quanto riguarda la scelta delle fonti, ho deciso di menzionare molti articoli provenienti dal portale Disinformazione.it. Questo non per offrire un parere univoco sull'argomento, quanto perché Disinformazione è sempre molto attenta a citare essa stessa i riferimenti delle sue teorie. Ciascun link è supportato da fonti stilate con attenzione e comodamente verificabili. 

Concludo dicendo - a scanso di equivoci - di non essere medico. Questo post è frutto di una personale ricerca attraverso libri, siti e portali d'informazione: non è quindi suffragato da materiale di mia diretta sperimentazione e non è da intendersi come un consiglio salutistico imperativo. 

2 commenti:

  1. Articolo interessante e ben scritto! Ho già letto molto sull'argomento ed è stato ugualmente un gran piacere leggere questo tuo "riassunto"! :-)

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    1. Ciao Eleonora! Ho visto questo tuo commento con qualche giorno di ritardo... spero ad ogni modo avrai la possibilità di leggermi. Ti ringrazio tantissimo per l'attenzione e il sostegno ricevuti, per me è importantissimo! :)

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